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Una volgare aggressione per wordnews e il direttore Paolo De Chiara

Nelle giornate che ricordano crimini di Stato e attentati terroristici, stragi, assistiamo a giustissime sensibilizzazioni a non dimenticare, alla riflessione, alla crescita sociale, con spirito costruttivo e sostegni anche morali a superstiti e familiari delle vittime.
Clamore e bombardamento mediatico insistono per ore e ci si sofferma un po’ tutti, a ragione, sul momento delicato che si vuole ricordare. Spesso sono coinvolte anche le scuole, Università, associazioni, terzo settore, le cariche dello Stato. Ebbene, ne stiamo vivendo un altro di momento difficile, sicuramente di matrice diversa, ma colorito. Viene dal Molise e punta il dito su di un paese del crotonese: ma non per questo conta meno. Distratti dalle continue notizie su Marcello De Angelis e commenti sulla strage di Bologna, sta passando sottotono una interrogazione parlamentare della deputata Stefania Ascari, circa il presunto coinvolgimento di personalità che rappresentano istituzioni della Repubblica, ai funerali di Rosario Curcio in Petilia Policastro. E un assessore si è dimesso. Sta passando inosservata anche la mole di comunicazioni, aggressive e di pessimo gusto rivolte al giornalista molisano Paolo De Chiara e alla redazione di wordnews, colpevoli di occuparsi di questa tematica, tra l’altro, “ripresa” per utilizzare un termine elegante, anche da altre penne. Si copia sempre chi è capace, laddove con le proprie forze non si ammette di aver bucato, ma questa è un’altra storia, quella del plagio.

Insomma, mi sembra di notare una Italia a due facce: una che persegue degli obiettivi e l’altra che sonnecchia o fa finta di non osservare con la dovuta cautela. Ad ogni buon conto, come presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise, ho sempre stimolato, protetto, salvaguardato e ammirato coloro che onorano l’informazione come Paolo De Chiara, intervenendo per quanto di mia competenza. Mi piacerebbe, però, che si prenda atto che l’esercizio di una professione seppur intellettuale come il giornalismo, debba prevedere più solidarietà e maggiore rispetto. Da parte di tutti.
Il rispetto che tanti ritengono venga calpestato per argomentazioni altrettanto serie come questa, relativa ad un giornale che esercita il diritto dovere di cronaca con una posizione netta, rispettosa tra l’altro dei valori sanciti dalla Costituzione. Ebbene, i nemici sono altri, e la verità va cercata nei fatti. Fatti che il direttore e la redazione scrivono e cercano conferme laddove l’omertà erige un muro invalicabile.

Mi aspetto un segnale, non dico di condivisione perché sarebbe forse troppo, ma se non altro di solidarietà per chi onora il giornalismo, in situazione e contesti proibitivi.

Il Presidente
Prof. Vincenzo Cimino

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