L’iniziativa dell’Ordine degli Psicologi del Molise, in collaborazione con il Coordinamento della Commissione Parità e Pari Opportunità della Regione Molise ha visto anche la partecipazione dell’Ordine regionale dei Giornalisti.
Una bellissima mattinata, quella vissuta ieri dagli studenti delle classi terze della Scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Igino Petrone” di Campobasso, con un messaggio chiaro e diretto: “La violenza è mancanza di vocabolario”! Una iniziativa promossa dall’Ordine degli Psicologi del Molise (OPM), in collaborazione con il Coordinamento della Commissione Parità e Pari Opportunità (CPO) della Regione Molise e che ha visto anche la partecipazione dell’Ordine dei Giornalisti del Molise (OdG), che gli studenti hanno apprezzato e da cui si sono lasciati attrarre in un dibattito molto partecipato e vivace. Dopo il saluto del dirigente scolastico, il prof. Giuseppe Natilli, ha dato inizio ai lavori la dottoressa Alessandra Ruberto, presidente dell’OPM, introducendo i ragazzi nel tema generale in vista della Giornata Internazionale della lotta alla violenza sulle donne e aprendo la strada agli interventi previsti nella mattinata. A moderare i lavori è stata, poi, la dottoressa Angela Lucrino, Coordinatrice della Commissione Cultura dell’Ordine degli Psicologi, che ha introdotto i relatori con i relativi temi. Il primo intervento è stato quello della dottoressa Angela Di Burra, Presidente della Commissione Parità e Pari Opportunità della Regione Molise, che spiegato ai ragazzi il delicato ruolo che le CPO regionali svolgono, soprattutto nella prospettiva di agire per un’uguaglianza giuridica tra gli individui che elimini ogni genere di differenza discriminante nell’accesso e nella partecipazione alla dimensione sociale, economica e politica della vita quotidiana e portando i ragazzi alla comprensione di termini che è importante far entrare nella cultura e nel “vocabolario” di ciascuno, come parità e pari opportunità , e di quanto altrettanto importante sia che questi termini non restino in un vocabolario ma entrino nelle relazioni e nella vita di tutti. Ha poi guidato i ragazzi nella “lettura” di un video sulle pari opportunità , dimostrando quanto scontato e ordinario purtroppo ancora oggi sia creare disuguaglianze e disparità , generando così discriminazione. A seguire, l’intervento del nostro direttore Paolo Scarabeo, che si è intrattenuto in una vivace “chiacchierata” con i ragazzi soffermandosi sull’uso delle parole, su quanto importante sia comprendere il ruolo decisivo che le parole hanno nella vita di ognuno, su quanto queste possano costruire e su quanto facile sia che invece feriscano. Ha poi portato i ragazzi a confrontarsi sull’utilizzo dei nuovi media, dei Social media in particolare e dell’utilizzo che tutti, ogni giorno, – quasi ormai irrinunciabilmente – ne facciamo, tracciando per loro delle mappe semantiche e portandoli a comprendere che spesso, scegliere la parola giusta può fare la differenza, sui giornali, come a scuola, come nella vita di tutti i giorni. Di grande impatto, poi, l’intervento della dottoressa Antonella Petrella, che ha interagito con i ragazzi innanzitutto spiegando loro il perché della scelta del 25 novembre, raccontando la vicenda delle sorelle Mirabal, presentando poi il ciclo e l’Iceberg della violenza di genere e di quanti e quali siano i tipi di violenza, da quella fisica, a quella psicologica, a quella sociale, a quella economica, quella sessuale, allo stalking e a quali e quanto gravi possano essere le conseguenze della violenza. E’ stata poi la presidente Ruberto a condurre a conclusione l’incontro, non prima di un vivace e ricco dialogo con i ragazzi che hanno rivolto ai relatori le più svariate domande, a testimonianza di un interesse vivo e reale per un fenomeno così purtroppo tristemente attuale. Durante il dibattito è stata creata la nuvola semantica delle parole per dare un riscontro plastico ad un interesse, quello dei ragazzi, che una volta in più hanno detto con chiarezza che la strada giusta passa da loro e che è importante tenere vivo nelle scuole, nei gruppi, nelle Associazioni il dibattito, perché la risposta alla violenza di genere è culturale e passa dalle nuove generazioni.