foto Pietrangelo
Un corso formativo particolare, partecipato, davvero interessante è stato realizzato ad Isernia, sulla Carta di Roma e il giornalismo di guerra. Interessante sicuramente per i relatori: oltre al consigliere nazionale Vincenzo Ciccone, al reporter di guerra Roberto Colella ed al generale Giuseppe Morabito, il presidente dell’Ordine molisano Vincenzo Cimino, è riuscito a portare i diretti protagonisti di un conflitto di guerra a raccontare come appunto si esercita la professione in trincea. E quali possano esserne le conseguenze. A raccontare la loro esperienza, moderata dal collega Vittorio Labanca, tre colleghi giornalisti, ovviamente protetti nella loro identità, afghani, ospiti in un centro Sprar della provincia di isernia. I colleghi hanno raccontato con l’interprete, le loro vicende professionali che li ha portati a dover lasciare il loro Paese e a vivere in Italia come rifugiati politici, scrivendo come opinionisti “a distanza”.
Abdurraziq Ekhiarbig è reporter e giornalista a Kabul, dov’era specializzato nel raccontare le condizioni delle donne nel Paese. Per il suo lavoro ha subito minacce da diversi gruppi terroristici. Il suo drammatico racconto è stato uno dei momenti più emozionanti del convegno organizzato grazie anche alla collaborazione del Comune di Castel del Giudice, e che ha visto presenti in un contesto di grande attualità e confronto, il prefetto di Isernia Gabriella Faramondi, l’onorevole del posto Rosa Alba Testamento, il questore di isernia Vincenzo Macrì. “Nel mio Paese ho lasciato tutto, ho lasciato la mia famiglia, il mio lavoro, i miei amici. I nostri 20 anni di sacrifici sono tornati a zero. La libertà di espressione e il giornalismo sono morti in Afghanistan”, ho visto molti colleghi morire in tutto l’Afghanistan. Ma nonostante ciò, ho scelto di fare questo mestiere per essere la voce del popolo. Perché il giornalismo è questo: dare voce a chi non ne ha”.