La collega pubblicista termolese prof. Ssa Antonella Di Spalatro ha da poco pubblicato un saggio letterario, già recensito sul quotidiano nazionale Il Foglio e presentato a Uno Mattina con i giornalisti Marco Frittella e Monica Giandotti. Si intitola Censura e politica editoriale. Enrico Piceni alla Mondadori negli anni Trenta e analizza le strategie traduttologiche adottate dall’intellettuale milanese Piceni in epoca fascista nella traduzione dall’inglese di una serie di gialli di successo, inserendosi in quel filone di recenti studi critici portati avanti in ambito internazionale che intende far luce sulle ombre che ancora avvolgono la sfera culturale del ventennio, trascurata dalla critica postbellica e oggetto privilegiato di studio negli ultimi decenni. Il quadro che sta emergendo appare molto più frastagliato di quanto si potesse immaginare all’indomani della Liberazione e si è ormai concordi nel sostenere che, da un iniziale disinteressamento del regime per le potenzialità eversive di libri e traduzioni, si giunse a una progressiva ingerenza nella questione, ma con una censura arbitraria e tardiva, inspiegabilmente permeabile all’ingresso di opere straniere nonostante la declamata autarchia intellettuale oltre che economica. Le case editrici seguivano l’evoluzione degli interventi normativi per non incorrere in divieti, sequestri e perdite economiche, applicando una sorta di autocensura preventiva. Come già è stato verificato in altri contesti, anche l’analisi attenta del caso Piceni presso la Mondadori ha fatto emergere una manipolazione contenutistica e formale dei testi di partenza, soprattutto per il genere poliziesco, confermando come l’esistenza di una censura regolatrice fosse realmente in grado di influenzare la prassi traduttoria. Il saggio nasce dalla rielaborazione della tesi di dottorato che Antonella Di Spalatro ha conseguito presso l’università “La Sapienza” di Roma. L’Ordine dei Giornalisti si congratula con la collega.