Divulgare o comunque far trapelare che dietro un suicidio ci possa essere un rinvio a giudizio per uno reato gravissimo, è solo una ipotesi che non potrà mai essere confermata senz’ombra di dubbio. Evidentemente, accostare il suicidio di un ragazzo ad un caso importante di cronaca, ha stimolato qualcuno (non tutti), il quale ha “condito il piatto” con foto e riferimenti social della madre del ragazzo, del quale sono stati forniti la residenza e il nome. Non essendo Ferrazzano, Roma, credo che parte dell’informazione molisana debba riflettere sul modo di gestire un suicidio di un giovane che potrebbe non aver retto emotivamente ad un’accusa. Che ti cambia comunque la vita, in una realtà piccola come la nostra, anche se non necessariamente colpevole. Nella platea delle testate ci sono anche quelle che hanno utilizzato il condizionale, altre ancora che non hanno dato peso o accostato il gesto estremo al processo. Processo che ora sarà inevitabilmente condizionato. Mi viene dunque da pensare: e se il ragazzo fosse innocente? E se il ragazzo fosse stato colpevole, a fronte di tre gradi di giudizio, a cosa sarebbe andato incontro in termini di reclusione? A fronte pertanto di un ripetersi sempre più preoccupante di notizie che trattano drammatiche vicende personali senza tenere nel giusto conto la delicatezza di tali episodi, segnalo con preoccupazione a tutti i colleghi la necessità di porre un argine più robusto alla pubblicazione indiscriminata di notizie ridondanti sui suicidi, spesso addirittura corredate da foto e particolari che nulla hanno a che vedere con l’essenzialità dei fatti, né tantomeno con le norme sulla privacy e sul rispetto delle persone. Norme imprescindibili per un giornalismo che deve essere responsabile, essenziale, credibile e non indulgente in alcun modo al sensazionalismo ed all’invasività anche nella vita intima dei soggetti spesso più deboli. Le norme deontologiche (come sottolineato dall’Odg umbro per un recente caso di suicidio), necessarie ad un giornalismo attento, corretto e rispettoso delle persone e che non deve ricorrere a dannose amplificazioni, sono chiare e l’Ordine del Molise ha intenzione di farle rispettare. Per questo si invitano i giornalisti e in
particolare cronisti, ad affrontare questi episodi tenendo sempre presente la necessità di non offendere la dignità delle persone coinvolte, di non aggiungere dolore alle già grandi sofferenze dei familiari e di essere oltremodo attenti a non indurre fenomeni di imitazione. Al di là di quei rari casi in cui il diritto di cronaca prevale su tutti gli altri, ma anche in questo frangente non si devono dimenticare la cautela e le regole definite dal codice deontologico che comunque richiama ad una informazione completa, corretta e rispettosa delle persone coinvolte, non si devono divulgare le generalità di chi ha deciso di togliersi la vita e neanche tutti quei particolari che, pur non aggiungendo nulla alla sostanzialità della notizia, possano rendere identificabile il suicida. Deve essere inoltre evitato in assoluto il coinvolgimento di familiari, in particolare figli e parenti minorenni, ai quali vanno garantiti riservatezza e anonimato.
Cav. Vincenzo Cimino
Presidente ODG Molise